di Giuseppe Barbato

Una sola vittoria e quattro sconfitte nelle ultime cinque: guardando molto banalmente gli ultimi risultati in campionato la Fiorentina sembra una squadra in crisi. Parlo di campionato perché il rendimento in Conference è positivo: ieri ha battuto il Genk in rimonta, con una prestazione di carattere, e le basterà non perdere in Ungheria per ottenere il passaggio alla fase a eliminazione diretta. Certamente è una squadra strana, una formazione che vuole tanto il pallone per costruire le sue giocate che sembrano la morsa di un serpente: ti avvolge e ti incanta, passo dopo passo, passaggio dopo passaggio per poi stritolarti. Qualcosa nel meccanismo della Fiorentina si è indubbiamente inceppato.

Le ultime partite sono state anomale rispetto allo sviluppo teorico del calcio secondo Vincenzo Italiano. Contro la Juventus è bastata una bella giocata in verticale degli uomini di Allegri per far saltare il banco: il dominio totale del pallone, soprattutto nella ripresa, non ha portato a creare pericoli. L’unica vittoria del periodo, contro il gran Bologna di Thiago Motta, è stata una partita dove a lungo i viola hanno sofferto. Soprattutto nella ripresa, quando hanno subito anche l’aggressività dei rosso-blu uscendo poco dalla propria metà campo. La Fiorentina, quando attacca, sta diventando più prevedibile. Le avversarie conoscono le sue codifiche, il lavoro delle catene esterne e l’occupazione degli spazi interni con sovrapposizioni e giocate a rimorchio.

Non a caso il maggior contributo realizzativo e di tiri viene solo da due giocatori: Bonaventura e Nico Gonzales. Quelli che hanno la cifra tecnica per rompere gli equilibri con giocate individuali di grande classe. Nonostante questa difficoltà non bisogna sottovalutare la realtà di una squadra che quando controlla tanto il pallone occasioni ne crea, lo ha dimostrato anche contro il Milan che si è salvato per una parata eccezionale di Maignan su Mandragora. Inoltre c’è un fattore da considerare: Alfred Duncan. Le prestazioni del ghanese sono molto interessanti: 4 SCA (shot-creating actions) a partita, 0,49 GCA (goal-creating actions) a partita. Significa che quando il pallone circola dai suoi piedi nella tre-quarti avversaria poi si creano situazioni pericolose. Non fa girare la squadra come Arthur o altri ma quando entra nel gioco crea spesso situazioni interessanti.

Dal punto di vista difensivo la Fiorentina soffre quando l’avversaria supera le prime linee di pressione, sia al centro sia sulle corsie esterne. Fondamentale sarà la capacità di non farsi intercettare questo tipo di passaggi, lavorando soprattutto tra i buchi della linea difensiva: Martinez Quarta, Milenkovic e i terzini sono molto aggressivi e attaccano spesso nella zona centrale del campo. Quando vengono anticipati o l’intercetto non riesce lasciano spazio alle spalle da attaccare. In questa fase è importante il lavoro di Arthur: il brasiliano, che a Firenze ha ritrovato continuità, in alcune partite eccelle anche per geometrie ma sta incidendo come metronomo. Copre a tutto campo ed è sempre pronto a intervenire con un tackle deciso.

Tutto questo la Salernitana potrà sfruttarlo, lavorando soprattutto sulle ripartenze e cercando di giocare oltre le linee. La partita contro la Lazio, oltre a ridare fiducia a un gruppo, ha rimesso nella testa dell’ambiente un concetto: le partite vanno affrontate, senza paura né guardare ai risultati pregressi. La Fiorentina del campionato è sicuramente in calo ma resta temibile; la Salernitana vista sabato con gli stessi strumenti può metterla in difficoltà e cercare la grande impresa.

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